10 dicembre 2021 è una data che porterò sempre con me, un simbolo di quel periodo in cui tutto sembrava crollare. Nel pieno della pseudo-pandemia, vivevo una condizione di rabbia e frustrazione profondissima, un sentimento che ancora oggi ricordo con intensità. In quei giorni, un video di un cavallo che corre all’impazzata divenne per me una rappresentazione perfetta: una forza repressa, una rabbia che cercava libertà, un’energia pronta ad esplodere contro tutto ciò che ci aveva imprigionato.
La Rabbia per un Sistema che non riconoscevo.
Avendo lavorato per anni nel settore alberghiero e collaborato intensamente con clienti cinesi, ero consapevole che la narrazione mediatica e politica della pandemia non rappresentava la realtà che avevo toccato con mano. Sapevo che qualcosa non tornava. Le restrizioni, le chiusure, la paura collettiva: tutto sembrava amplificato, esasperato, irrazionale.
Questa consapevolezza, invece di darmi pace, mi aveva distrutto interiormente. Sentivo di dover lottare contro un sistema che imponeva regole ingiuste e che soffocava interi settori, come il turismo e l’hospitality, mentre io vedevo con chiarezza che la situazione era ben diversa da come ci veniva raccontata.
Un Periodo Devastante
Vivere quel periodo per me è stato un vero e proprio trauma. Non solo ho dovuto affrontare l’incertezza e la paura che colpivano tutti, ma mi sono sentito in costante conflitto con un mondo che sembrava ignorare la verità. La rabbia era fortissima, ogni nuova restrizione, ogni chiusura forzata degli hotel, ogni limitazione sembrava un colpo diretto alla mia identità ed ai miei valori.
Eppure, nonostante tutto, non ho mai smesso di lottare. Abbiamo combattuto per evitare i divieti imposti arbitrariamente , per mantenere vive le attività, per resistere ad un sistema che voleva fermarci.
Il Cavallo: Una Metafora della Mia Ribellione
In mezzo a tutto questo caos emotivo e mentale, il video di quel cavallo che correva all’impazzata mi colpì come un pugno nello stomaco. Era me, in quell’istante. Quel cavallo, selvaggio e ribelle, rappresentava tutto ciò che provavo: una forza interiore pronta a scoppiare, un’energia compressa dalla repressione, una voglia di libertà che non poteva più essere trattenuta.
La sua corsa senza freni era il simbolo del mio desiderio di uscire da quella gabbia, di lasciare indietro le imposizioni, le bugie e le ingiustizie. Era la rappresentazione visiva di una lotta interiore che non si sarebbe mai fermata.
La lotta per la verità e la Libertà
Quella corsa mi ha ricordato che non si può smettere di combattere, anche quando tutto sembra andare contro di te. Mi ha dato la forza di continuare a credere che la verità avrebbe trovato il suo spazio e che, come quel cavallo, avrei potuto correre di nuovo verso un futuro libero.
Il 10 dicembre 2021 è diventato per me il simbolo di un periodo difficile, devastante, ma anche di una lotta senza fine. Guardando quel video, ricordo non solo la rabbia e la frustrazione, ma anche la determinazione di non mollare, di continuare a correre, di non lasciarmi fermare.
Mio post Facebook del 24 febbraio 2020:

Questo scatto rappresenta uno dei momenti più difficili ed intensi della mia vita. Era il 23 febbraio 2020, quando chiusi uno degli alberghi che gestivo, consapevole che stavamo entrando in un periodo drammatico, non solo per il turismo, ma per l’intera economia.
Le parole che scrissi allora riflettono una visione profetica di ciò che sarebbe accaduto: non solo una crisi sanitaria, ma un crollo economico che avrebbe travolto tutto e tutti. Era chiaro, per me, che mancava una strategia per affrontare la tempesta che si stava avvicinando.
Eppure, in quel tramonto, trovai la forza di sperare in una nuova alba. Quella chiusura fu il segno di una fine, ma anche l’inizio di una riflessione profonda che mi ha portato nel tempo a ripensare il futuro. A volte è necessario attraversare la notte più buia per vedere sorgere un nuovo giorno.”
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