Twiga gestione Del Vecchio : il mondo della notte non si cambia a tavolino
- Massimiliano Valente
- 20 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 apr

I locali storici hanno un’anima costruita nel tempo, fatta di rituali, atmosfere e memoria. Cambiare tutto od in parte le formule , imponendo innovazioni radicali rischia di spezzare il legame più prezioso: quello con chi li ha resi memorabili .
Passeggiavo sul lungomare, in una serata tranquilla, senza aspettative. Non era mia intenzione fare tardi , né tantomeno entrare in un locale. Volevo soltanto un momento tutto mio. Avevo già cenato . Ma a volte ci sono desideri che non si spiegano: volevo semplicemente un dolce, un caffè, un sapore familiare. Così, quasi timidamente, mi sono affacciato al Twiga, spinto da quella voglia di ritrovare qualcosa che conoscevo. Un gesto semplice, come bussare alla porta di una casa conosciuta . Il Twiga, locale che per me aveva sempre rappresentato un luogo speciale, fatto di serate memorabili e dettagli inconfondibili.
Sono salito con la voglia di respirare nuovamente quell’atmosfera e magari assaggiare qualcosa che facesse riaffiorare quei vecchi sapori. Ma già da lontano ho percepito un cambiamento : i camerieri non indossavano più quelle bretelle che erano diventate ormai il simbolo distintivo del locale. E quando ho chiesto del famoso tortino al cioccolato, che aveva sempre rappresentato per me un piccolo rito personale, mi è stato risposto gentilmente che la ristorazione era passata sotto il marchio Vesta, non più Twiga.
Dietro questo cambiamento c’è il gruppo guidato da Del Vecchio junior, che ha recentemente rilevato la proprietà e la gestione dei Twiga. Un passo certamente coraggioso ed ambizioso, per il quale non posso che nutrire stima e rispetto.
L’operazione finanziaria è stata sicuramente importante, ma quello che mi ha colpito negativamente è stata la scelta strategica di cambiare radicalmente il DNA del locale, separando del tutto il concetto originale della ristorazione associata alla discoteca, un modello affinato nel tempo e molto apprezzato dalla clientela abituale.
Lavorando da oltre quarant’anni nel settore alberghiero e della ristorazione, ed avendo vissuto direttamente l’evoluzione dei locali notturni nella Riviera Romagnola, ho imparato che certi equilibri sono tanto preziosi quanto delicati. Ricordo ancora il Pascià di Riccione,negli anni 90 , dove suonava il grande DJ Marco Trani, straordinario artista della consolle. Quando il Pascià venne completamente ristrutturato, perse quei dettagli unici che lo rendevano speciale, la magia scomparve immediatamente. Una sorte simile toccò al Pineta di Milano Marittima quando passò a Visionnaire, cambiando radicalmente e perdendo l’anima che lo aveva reso indimenticabile , e così potrei andare avanti per decine di casi …
Nel mondo della notte, più che altrove, i clienti non cercano solo un posto per trascorrere del tempo. Vogliono vivere emozioni, talvolta ritrovando un pezzo di sé stessi, un angolo in cui sentirsi veramente a casa. È un po’ come quando hai bisogno di sigarette a tarda notte: vai sempre nello stesso tabacchi, perché sai che lo troverai aperto. È una questione di certezze, di piccole abitudini che si trasformano in sicurezze .
Cambiare ciò che funziona, pensando di “migliorare” o di adattare il locale ad un nuovo target senza una conoscenza diretta e profonda del pubblico, è un rischio enorme.
È fondamentale preservare il legame emotivo con il cliente .

Il cambio di proprietà può essere accettato dalla clientela affezionata, ma ogni altro intervento sul format deve essere realizzato con estrema cautela, con una mano davvero di velluto. Bisogna comprendere profondamente le aspettative degli ospiti , altrimenti si rischia di distruggere in un attimo ciò che è stato costruito con anni di cura ed attenzione.
Flavio Briatore, con il Twiga, aveva dimostrato proprio questa capacità: capire esattamente ciò che la clientela desiderava, anticipare i suoi bisogni e costruire un ambiente autentico, riconoscibile e fortemente emozionale. Questo genere di successo non può essere semplicemente comprato o replicato affidandosi a manager esterni, perché la vera conoscenza arriva solo vivendola sulla propria pelle.
Il mio consiglio sincero, rivolto con rispetto a Del Vecchio junior, è dunque quello di immergersi completamente in questa esperienza, viverla direttamente e capire personalmente le dinamiche che governano il mondo della notte. Solo così potrà dare vita ad un successo autentico e duraturo, evitando errori che possono apparire chiarissimi agli occhi di chi, come me, ha già vissuto situazioni simili.
Infine, un sincero augurio: che questo grande passo coraggioso diventi il primo capitolo di una storia di successo emozionante, dove il coraggio d’innovare non dimentichi mai la delicatezza necessaria per mantenere vivo il sogno che la notte regala .
Dalla mia lunga esperienza posso affermare con certezza che i locali notturni più longevi d’Italia sono quelli che hanno cambiato poco , specialmente nel format , vedi la Capannina di Forte dei Marmi , il Cocoricò di Riccione , il Sottovento di Porto Cervo ed il Jackie O' di Roma , Anema e Core a Capri ed altri .
Mai spezzare brutalmente il filo che collega i locali storici a chi li ha resi memorabili .
Sia chiaro : La mia non è una critica. Sulla qualità e sul livello dell’offerta non si discute. È semplicemente un suggerimento, nato dall’esperienza, di chi certi luoghi li ha vissuti, amati e compresi nelle loro talvolta semplici ma con complesse dinamiche .
Chi vive la notte non ha solo fame di cibo : cerca un’emozione che lo nutra interiormente .
Quando il divertimento chiama, lo stomaco può aspettare è l’anima che vuole essere saziata per prima.
MV
Grande max ! Hai fatto Centro